Tesla: un onesto confronto tra dati e aspettative degli investitori

Dalla piccola realtà che era agli inizi, quando lanciò la sportiva Roadster dall’innovativa batteria a ioni di litio, Tesla è diventata in pochi anni uno dei brand tecnologici più noti…

Dalla piccola realtà che era agli inizi, quando lanciò la sportiva Roadster dall’innovativa batteria a ioni di litio, Tesla è diventata in pochi anni uno dei brand tecnologici più noti e riconosciuti a livello internazionale.
Il lancio, nel 2012, del Modello S, prima berlina elettrica di lusso al mondo, ha permesso a Tesla di affermarsi come protagonista della tecnologia green e la società continua a sviluppare nuovi modelli, lanciando Suv di lusso e opzioni compatte.


Nonostante il deciso calo di vendite che ha interessato l’intero settore automotive nel 2020 , soprattutto a causa della pandemia (-15% USA e -25% in Europa di auto immatricolate rispetto al 2019), la società di Elon Musk ha sfiorato l’obiettivo di 500.000 vetture consegnate, valorizzate in ricavi pari a 31,5 miliardi di dollari.
Con un prezzo per azione pari a 630 $ e una capitalizzazione di mercato arrivata a 586 miliardi, Tesla è la prima società automotive per valore, sfiorando addirittura il + 750% a fine 2020. Questa sensazionale serie di successi in un settore così volubile e colpito duramente dalla pandemia può forse spiegare il fascino di Tesla agli occhi degli investitori.

Ma la vera domanda, molto spesso sottovalutata dagli stessi investitori, è: il prezzo da pagare per accaparrarsi un’azione Tesla è coerente con le aspettative di crescita internazionale e conseguentemente di ritorno atteso per gli azionisti?


Al momento, l’azienda non offre dividendi sulle azioni, poichè fortemente orientata all’innovazione. Dal sito ufficiale si legge infatti: “intendiamo destinare gli utili futuri al finanziamento della crescita futura..”
E allora l’ovvia domanda è: qual è la crescita attesa per Tesla considerando l’attuale valorizzazione a mercato?

Pe rispondere a questa domanda confrontiamo i fondamentali di Tesla con quelli della prima concorrente europea per ambizioni di sviluppo di auto elettriche: Volkswagen, prima in Europa per vendite annue.

È interessante notare la differenza di P/E tra le due case automobilistiche: l’investitore in Tesla è disposto a pagare 972$ per ricevere 1$ di dividendo (ipotizzando una distribuzione di dividendi) mentre chi investe in Vow è disposto a pagare “solo” 13$ per 1$ di dividendo.
Quale dovrebbe essere quindi il livello di Ricavi ed EBITDA per Tesla che, a parità degli attuali valori di mercato, per garantire ai propri investitori la stessa remunerazione attesa dagli attuali investitori in Vow?

Considerando l’attuale Pricing di un’automobile Tesla (63 mila dollari) e lo stesso target di profitto in termini di EBITDA% (18%), l’obiettivo posto in evidenza nel grafico sarebbe quello di arrivare a 7,8 milioni di auto vendute nel 2030, avvicinandosi così all’attuale numero di auto vendute della concorrente tedesca (10,9 milioni nel 2019) ma ad un pricing medio di 20 mila dollari, coprendo quindi un mercati più ampio.

Tesla al momento ha dimostrato di impiegare anni per il lancio di nuovi modelli: circostanza che, da un lato, indica una maniacale attenzione ai dettagli, ma, dall’altro, accende qualche campanello d’allarme sulla reattività nel settore elettrico rispetto ai competitors internazionali; come appunto Volkswagen.
Il peggiore cycle time, specie se confrontato con le case giapponesi, per Tesla non corrisponde a una migliore affidabilità. Di fatto, è terz’ultima tra i brand più noti.

Alla luce di questo, rimane inspiegabile come Tesla possa scontare una crescita attesa da parte degli investitori così elevata.


Le seguenti questioni potrebbero essere centrali nella pianificazione di Tesla, per mantenere saldo il posizionamento leader nell’elettrico e premium a livello di Brand e non tradire le aspettative di remunerazione da parte degli investitori:

  • è possibile velocizzare lo sviluppo dei nuovi modelli incrementando qualità del servizio e sicurezza?
  • per quanto tempo è ipotizzabile mantenere intatto l’entusiasmo degli investitori considerando l’assenza di dividendi?